Nel 2021 Femminile Maschile Plurale (FMP) lesse il piccolo testo “Manifesto della cura. Per una politica
dell’interdipendenza” di Care Collective. L’anno successivo decise di dar corso a quattro iniziative che
ragionassero sul polisemico concetto di Cura. L’ultima tappa del percorso iniziato circa un anno fa si è
conclusa il 28 ottobre scorso: una tre giorni dedicata alla “Cura dell’abitare”.
Il 20 ottobre è stato proiettato il documentario “Le chiavi di una storia. La comunità dell’Isolotto”
coordinato da Marina Mannucci di FMP alla presenza del regista Federico Micali, della responsabile
dell’archivio storico dell’Isolotto Paola Ricciardi e dello storico di architettura Mario Bencivenni. Il
documentario, nel raccontare la storia di questo quartiere giardino, ha delineato i tratti essenziali di una
comunità orizzontale e attenta alle disuguaglianze, una comunità che ha saputo prendersi cura di sé, degli
altri e del proprio ambiente, mettendo al centro la relazione fra diversi.
Il 27 e il 28 ottobre, coordinate da Piera Nobili di FMP, è stato affrontato il complesso tema dell’abitare
luoghi accoglienti, inclusivi, promiscui per persone e attività, serviti, sicuri, percorribili e usabili per
chiunque. La città, nel suo continuo divenire, rispecchia da sempre l’idea delle gerarchie e delle relazioni
sociali definite dalla cultura e potere dominante. Essa è la scena su cui si concretizzano scelte di esclusione
sociale differenziata, corrispondente al grado di svalorizzazione, subordinazione e discriminazione operata
nei confronti di specifici gruppi di abitanti. Questi gli assunti di partenza affrontati nel pomeriggio del 27 da
Maria Giulia Bernardini, ricercatrice UNIFE – Dip. Di Giurisprudenza, Carlo Peraboni, docente POLIMI – Dip.
di Architettura e Sudi urbani, Chiara Belingardi, docente UNIFI – LAPEI – Master Città di genere. I territori
del sapere presentati sono stati quelli della reciproca interrelazione fra Diritto e spazi urbani e
architettonici, in quale modo essi e il loro intreccio influiscono sulle vite di coloro che abitano; del ruolo che
l’urbanistica può svolgere nella costruzione di città e comunità più sostenibili ed inclusive; della lunga
riflessione femminista che ha dimostrato la non neutralità delle discipline di progetto, bensì ha promosso
un “utente tipo”, uno standard di riferimento dimenticando coloro che non vi corrispondono, per prime le
donne. Il mattino del 28 è proseguito con Barbara Domenichini, Coordinatrice della Casa delle donne di
Ravenna, Oriana Persico, Artista e co-fondatrice di HER, Federica Francesca Vicari, Direttrice organizzativa
di CISIM. Le loro comunicazioni hanno presentato azioni di coinvolgimento attivo delle comunità per
rigenerare sia le stesse comunità sia l’ambiente costruito.
Le tre giornate hanno evidenziato l’importanza della relazione fra diversi soggetti, diverse discipline e
contesti culturali di riferimento, ovvero della capacità che una “mente collettiva” possiede nel trasformare
l’ambiente urbano e umano, condividendo sapere e saper cooperare.
Marina Mannucci e Piera Nobili