In seguito alla lettura del bell’articolo di Lea Melandri, apparso su “Il Riformista” del 9 febbraio 2022, vorrei esprimere alcune brevi considerazioni.
La prima su come Lea conclude l’articolo: – Grazie “compagno” Bergoglio -.
A qualcuno può sembrare eccessivo o inappropriato, ma per un Papa che denuncia con forza i mali della nostra società e l’indifferenza verso le guerre, le ineguaglianze e le povertà, non credo che si offenda nell’essere riconosciuto in modo così confidenziale, riflesso dell’empatia che sa trasmettere.
Bergoglio rivoluzionario? Certo, denunciare la “mondanità della Chiesa” quale causa del clericalismo -“perversione, che crea rigidità e putredine”- sono affermazioni forti e decisive. Cadranno nel vuoto?
Un altro aspetto che mi ha coinvolto molto è la sua umanità. Manifestata con semplicità e umiltà quando dichiara di non saper rispondere alle sofferenze dei bambini o quando dice di non sentirsi Santo come altri Papi e rinuncia ad abitare nel palazzo pontificio per rimanere più vicino alla gente.
Ma, tornando a Lea e al suo confronto “con la fede di una credente senza religione”, mi coinvolge nelle sue riflessioni profonde e nel rapporto che si può instaurare col femminismo. Su quest’ultimo aspetto trovo una certa corrispondenza con quanto ha scritto Bell Hooks su “Il femminismo è per tutti”, nel capitolo “Spiritualità femminista”. Anche lei dice che “nella pratica spirituale le donne hanno trovato un luogo di consolazione e un rifugio”, nonostante il sessismo delle religioni dominate dagli uomini.
Ancora oggi si pensa che il femminismo sia anti-religione, ciò vale nei confronti della religione sessista e patriarcale, che va combattuta e riformata. Un tema ancora ostico in diverse anime del femminismo.
Scrive Bells: “non può esserci una trasformazione femminista della nostra cultura senza una trasformazione delle nostre convinzioni religiose”. In questa direzione hanno compiuto passi enormi le femministe nello studio e nelle riletture dei testi sacri, avallando quanto afferma Bells: “Non esiste alcun conflitto tra femminismo e spiritualità cristiana”.
Una spiritualità che va “oltre” e ti libera dai limiti e condizionamenti dettati dalle ideologie, dalle dottrine radicali, dalle convenzioni sociali. Una “liberazione spirituale” che non potrà che confluire nella “liberazione personale”.
Ivan Morini