Piccole oasi di tertulia del buen vivir
per la passeggiata lungo-canale in Darsena
Un appello per introdurre punti di ristoro diffuso e favorire la socialità
di Marina Mannucci
La passeggiata lungo canale Candiano è un luogo in cui le persone, nelle ore libere, si ritrovano per tra scorre tempo all’aria aperta, leggere un quotidiano o un libro, accompagnare bambini nelle aree gioco, fare attività fisica. Suggerirei all’Area pianificazione territoriale del Comune che gestisce il progetto “Ravenna in Darsena, il mare in piazza” di creare piccoli, semplici, punti di ristoro diffuso che potrebbero fungere da luoghi “informali” di incontro sociale e, nel contempo, promuovere pratiche salutari e sostenibili. Ipotizzo interventi, realizzati in prossimità degli allacci ai sottoservizi e integrati nell’ambiente circostante, rispettandone l’estetica, utilizzando materiali sostenibili, senza impatto ambientale, sistemi di illuminazione a basso consumo e apparecchiature efficienti dal punto di vista energetico. Immagino tre o quattro leggere installazioni diffuse lungo il percorso della passeggiata che non sarebbero in concorrenza con l’offerta gastronomica già presente e quella già prevista e che a breve dovrebbe entrare in funzione, ma ne sarebbero un’integrazione. La realizzazione di questi spazi pubblici informali alimenterebbe senso di appartenenza e una maggiore propensione a essere consapevoli dell’utilizzo di un bene comune e al piacere di aver cura del luogo stesso, generando così un processo trasformati vo costante in grado di accogliere i cambiamenti della società. Certo, a completare l’opera, sarebbe opportuno almeno un servizio igienico pubblico e per questo ci si potrebbe ispirare al recente lm Perfect Days di Wim Wenders.
Immagino un’offerta gastronomica e al contempo urbanistica dal basso, che attui politiche di prezzi accessibili e che riconosca la diversità della compagine sociale come valore primario, mettendo in campo strumenti al ternativi per interpretare e agire sul paesaggio urbano, inteso non solo come espressione sica ed estetica ma anche come stratificazione di componenti economiche, sociali, storiche, amministrative, e oggi anche virtuali, che influenzano l’immagine complessiva dello spazio.
Nel 2011 intervistai per il magazine Trova Casa del gruppo editoriale Reclam, Margarita Sanchez, avvocatessa specializzata in diritto civile e penale, nata a Cartagena, in Colombia. In quell’occasione Margarita mi parlò della tertulia: «A Cartagena, tutti i venerdì pomeriggio – mi raccontò con voce allegra – verso le sette di sera, le persone giunte alla ne della settimana lavorativa, s’incontrano e, su sedie di legno, intorno ad alcuni tavoli disposti all’aperto, all’ombra di un albero, o di un ombrellone intrecciano racconti, si scambiano opinioni su interessi culturali, parlano dei fermenti che animano la vita sociale, leggono alcune pagine di un libro che sono rimaste impresse e ne condividono il senso in un gruppo aperto, non precostituito». Al gruppo con cui Margarita s’intratteneva durante questi incontri in formali – chiamati tertulia – presso chioschi all’aperto, a parlare di libri e di cultura, capitava si aggiungesse Gabriel García Márquez con alcuni suoi amici e mentre tutti fumavano (tantissimo) e bevevano birre (una dopo l’altra), man mano che la birra cominciava a invadere pacatamente i corpi, gli improvvisati partecipanti del convivio di strada, inarrestabili, iniziavano ad aggiungere aneddoti e narrazioni impregnate di realismo magico. Uno stile letterario di cui, negli anni a venire, García Márquez sarà tra i massimi esponenti e l’atmosfera della sua opera Cent’anni di solitudine predisporrà lettrici e lettori all’accettazione di ogni irrazionalità della famiglia Buendía nell’immaginaria cittadina di Macondo.
Per la passeggiata lungo il Candiano, il nostro angolo di Macondo, fantastico un vocio diffuso di persone accomodate su sedie spaiate che circondano alcuni piccoli tavolini di recupero che a loro volta fanno da contorno a chioschetti essenziali. C’è chi sorseggia lentamente un caffè, una spremuta, una granita, chi digita appunti gustando una fetta di torta artigianale. In un altro chiosco, un po’ più avanti, adolescenti, un po’ seduti e un po’ sospesi, addentano gambi di sedano, fettine di carote, spiluccano brustoline e lupini mentre si lisciano i capelli. Nell’ultimo chiosco, quasi a ridosso del ponte mobile, c’è poi chi si rallegra, chi impreca e butta giù una birra e poi ancora l’acqua del canale e il silenzio. Una bambina disegna, con un gessetto colorato, su un muro scrostato.
«Il venerdì, prima ancora che si alzasse qualcuno, tornò a sorvegliare l’aspetto della natura, finché non ebbe il minimo dubbio che continuava a essere lunedì» – Gabriel García Márquez, Cent’anni di solitudine.