A cura di Marina Mannucci
È grazie anche ad Alessandra Carini 2 – curatrice con Paolo Pileri della
mostra Siembra Directa. L’arte che sta dalla parte del suolo, realizzata a
Palazzo San Giacomo di Russi nel 2023, il cui tema era per l’appunto la
salvaguardia della Natura e più precisamente del suolo – che abbiamo avuto
modo di incrociare il lavoro e la ricerca dell’autore di questo volume fresco di
stampa.
La prefazione di L’intelligenza del suolo è a cura di Stefano Liberti 3 ,
giornalista e scrittore che ha lavorato per il Manifesto e che da anni pubblica
reportage di politica internazionale su riviste italiane ed estere. Prendendo in
considerazione le radici del problema che attengono al modello di sviluppo
prevalente, basato su misuratori erronei, come il mantra della crescita infinita
del Pil, che stimolano la distruzione degli ecosistemi, Liberti introduce una
riflessione sulla parola consumo intorno a cui ruota la riflessione di questo
agile e al tempo stesso importante libro. «Il consumo di suolo analizzato e
studiato da anni da Paolo Pileri è metafora più ampia di un modello che
dissipa risorse e non si preoccupa di rigenerare, che esaurisce senza
riprodurre. E che in definitiva porta l’essere umano verso l’auto-distruzione» 4 .
Nella prefazione, inoltre, viene messo in chiaro che è inutile inserire la tutela
dell’ambiente in Costituzione 5 , se, come Pileri ripete da anni, non si cambia
modello, e «si continuano a costruire autostrade più o meno inutili, centri
commerciali, distese di asfalto e di cemento. Se si continuano a tombare
canali e fiumi» 6 .
Il volume è diviso in tre parti, La sua intelligenza (del suolo), La nostra
stupidità, Il riscatto. Alcuni spunti per difendere il suolo. In apertura della
prima parte (pp. 12-72) l’autore cita gli scritti di due donne «che ognuno a
modo suo, ci hanno fatto voltare pagina». Il primo testo è Primavera
silenziosa di Rachel Carson, un manifesto ancora attuale dell’attivismo
ambientalista «per il rigore, la passione, il registro letterario, lo zelo
documentario e la straordinaria forza di comunicazione scientifica e di
impatto politico» 7 .
Il sottile strato di suolo, che si stende sopra i continenti come una logora coltre, condiziona
la nostra esistenza e quella di ogni altro animale sulla terra. Senza il suolo la vegetazione
terrestre quale la conosciamo non crescerebbe e, senza piante, nessun animale potrebbe
sopravvivere. […]Nel suolo esiste, dunque, questa comunità, questa trama
interdipendente in cui si intrecciano le varie forme di vita, ciascuna legata in qualche modo
all’altre: le creature viventi dipendono dal suolo ma il suolo, a sua volta, è l’elemento vitale
della Terra solo se vi prospera tale comunità, insita in esso 8 .
Il secondo testo citato è di Marguerite Yourcenar; una frase che è una secca
presa di posizione politica e culturale:
[…] nessuno ha diritto di trattare la terra come l’avaro il gruzzolo d’oro 9 .
Pileri afferma che «Se facessimo come Adriano e restituissimo alla natura e
all’agricoltura le terre edificabili che mai sono state edificate negli ultimi
cinque anni per mille motivi, noi avremmo fatto la più grande operazione
nazionale di salvataggio dei suoli. Anche così possiamo interpretare la
lezione di Marguerite Yourcenar» 10 .
In questa prima parte del volume l’autore illustra le proprietà del suolo inteso
come un grande laboratorio ecosistemico, «un’enorme officina artigianale che
trasforma, produce, assimila, regola senza bisogno della nostra energia» 11
ma che conserva anche pezzi di storia e ce li restituisce per permetterci di
capire chi siamo. «Ogni profilo di suolo è la pagina di un libro di storia o di
geografia o di storia dell’ambiente. I suoi strati, la sua composizione, le pietre
che formano il suo scheletro, i semi o i pollini che troviamo intrappolati là
sotto lanciano segnali sul paesaggio di migliaia di anni fa. Al tempo stesso
quando troviamo tracce che non c’entrano niente con il suolo naturale
possiamo subito capire il tipo di inquinamento e da quali attività arriva. Il
suolo registra anche le cattive azioni. Studiando i suoli, gli studiosi hanno
scoperto che più del 75% della superficie terrestre (ghiacciai esclusi) mostra
già alterazioni umane» 12 .
L’ecosistema più invisibile e forse più generoso della Terra, da cui origina tutto è fragile e
stanco 13 .
Il secondo capitolo del libro La nostra stupidità (pp. 73-104) apre con una
citazione di Salvatore Settis dedicata alla nostra stupidità ovvero la nostra
incapacità a usare al meglio la nostra intelligenza.
Il paesaggio è il grande malato d’Italia. Basta affacciarsi alla finestra: vedremo villette a
schiera dove ieri c’erano dune, spiagge e pinete, vedremo mansarde malamente
appollaiate sui tetti un giorno armoniosi, su terrazzi e giardini fioriti. Vedremo boschi, prati
e campagne arretrare ogni giorno davanti all’invasione di mesti condomini, vedremo coste
luminose e verdissime colline divorate da case incongrue e ‘palazzi’ senz’anima, vedremo
gru levarsi minacciose per ogni dove 14 .
La percentuale di suolo già consumato in Italia è andata crescendo dal 2006
a oggi, passando dal 6,76% al 7,11%. Dal 2012 al 2021 sono stati persi
37.530 ettari di cui la maggior parte sono stati cementificati. L’autore pubblica
tabelle che riferiscono i risultati di elaborazioni e ricerche; tra queste, una con
gli indici di consumo di suolo pro capite, una in cui vengono indicati il suolo
necessario e il consumo giornaliero per diversi elementi, una sugli sprechi
alimentari che consumano suolo. Vengono citati rapporti annuali del Sistema
Nazionale per la Protezione dell’Ambiente e di ISPRA sul consumo di suolo e
servizi ecosistemici.
La terza e ultima parte del libro (pp. 105-135) parla di riscatto e offre alcuni
spunti per difendere il suolo a partire dall’utilizzo dei numeri che hanno una
loro intrinseca credibilità e rendono le affermazioni più solide, meno
vulnerabili e meno sconfessabili. Si parla anche dell’importanza del citare
fonti ufficiali e scientificamente autorevoli in quanto «significa dimostrare di
essere connessi all’area delle scienze, di non correre da soli, di saper dove
andare a trovare le informazioni; e mette gli antagonisti in condizione di dover
fare altrettanto per replicare» 15 . Anche documentare per immagini è un’azione
efficace che permette di rafforzare la richiesta di tutela dei suoli. Le foto
pubblicate diventano documentazione pubblica che aiuta a rendersi conto
dello stato dei luoghi. E ancora viene evidenziata l’importanza del principio
della responsabilità differenziata e la necessità che i piani urbanistici siano
chiari e leggibili non solo dai tecnici che li scrivono. Per innescare o anche
solo pensare un cambio di paradigma è significativo, inoltre, l’apporto di
attiviste e attivisti, «argini al dilagare delle peggiori cose, impermeabili ai virus
che vogliono entrare e albergare dentro di noi, e azzittirci» 16 .
Un ostacolo sul cammino del riconoscimento di cosa sia il suolo deriva dal
fatto che si continua a non riconoscerlo come bene comune; sovente, quando
viene trasformato pensando di valorizzarlo, in realtà, se ne riducono le
capacità: smette di essere bene comune per diventare bene esclusivo di
alcuni. Per fermare il consumo di suolo si rende necessario un metodo
operativo trasferibile a chi può attuarlo; Pileri ne indica alcuni (pp. 126-129)
che, combinati tra loro, potrebbero essere la strada migliore per salvare il
suolo:
salvare il suolo è una questione innanzitutto culturale e quindi di volontà. Volontà politica,
urbanistica, tecnica, amministrativa 17 .
Nelle conclusioni “per tutti” del volume, Pileri ci ricorda che le nostre impronte
sono sempre più pesanti e noi sempre più fragili:
la terra vive senza di noi, ma noi senza la terra no 18 ,
citando Pierre Rabhi, scrittore e ambientalista francese:
Viviamo in una società fragile, il cui equilibrio finirebbe in pezzi se solo, ad esempio, si
eliminassero di colpo i telefoni, la fornitura di elettricità e quella di carburante; al contrario
le comunità la cui assistenza è basata sulla natura continuerebbero a vivere lo stesso.
[…]A renderci così precari è proprio l’allontanamento dalla terra 19 .
L’autore dedica una seconda conclusione “per urbanisti” (categoria di cui fa
parte), professionisti che pianificano e progettano il territorio e le città,
suggeriscono le politiche per il governo del territorio e decidono o aiutano a
decidere il destino dei suoli. Si augura che l’urbanistica possa cambiare in
modo che sia in grado di affrontare le prossime sfide ecologiche.
Non c’è un pianeta B, c’è solo da mettere le mani nel terreno senza paura, perché la terra
non è sporca e mettere le dita nel suo spessore ci ricorda chi siamo e rende tutti noi
urbanisti più partecipi dello sforzo vitale che il suolo ogni secondo fa per la Terra. E pure
per noi 20 .
Note:
1 Paolo Pileri è Professore ordinario di pianificazione e progettazione urbanistica al
Politecnico di Milano, insegna nei corsi di laurea in Ingegneria Ambientale e in
Architettura. La sua ricerca verte su tre assi dedicati ad ambiente e sostenibilità:
-Tutela del suolo e analisi degli effetti plurimi del suo consumo.
– Pianificazione e progettazione della lentezza ovvero di lunghe ciclabili e cammini
per rigenerare territori a partire dalle aree più fragili.
– Qualità degli spazi pubblici urbani, in particolare quelli davanti e intorno alle scuole.
2 Alessandra Carini, nel 2016, fonda a Ravenna MAG. Magazzeno Art Gaze; nell’aprile del
2024 apre una seconda Galleria a Bologna, luogo espositivo ma anche centro di
sperimentazione, discussione e convivialità.
3 Nel 2008 ha pubblicato A sud di Lampedusa. Cinque anni di viaggi sulle rotte dei
migranti, Roma, Minimum Fax; nel 2011 Land grabbing. Come il mercato delle terre crea il
nuovo colonialismo, Roma, Minimum Fax; nel 2016 I signori del cibo. Viaggio nell’industria
alimentare che sta distruggendo il pianeta, Roma, Minimum Fax; nel 2019, insieme a
Fabio Ciconte, direttore dell’associazione ambientalista Terra! Onlus e portavoce della
campagna FilieraSporca contro lo sfruttamento del lavoro in agricoltura, Il grande carrello.
Chi decide cosa mangiamo, Roma-Bari, Laterza; nel 2020 Terra bruciata. Come la crisi
ambientale sta cambiando l’Italia e la nostra vita, Milano, Rizzoli. Nel 2012 ha realizzato
insieme ad Andrea Segre il documentario Mare chiuso; nel 2017, insieme a Mario Poeta, il
film Herat football club sulla squadra di calcio femminile di Herat, in Afghanistan.
4 P. Pileri, L’intelligenza del suolo…, cit., p. 8.
5 L’8 febbraio 2022 sono state approvate le modifiche agli articoli 9 e 41 della Costituzione,
che introducono la tutela dell’ambiente, della biodiversità e degli animali tra i principi
fondamentali della Carta costituzionale.
6 P. Pileri, L’intelligenza del suolo…, cit., p. 9.
7 Ibid., p. 14.
8 R. Carson, Primavera silenziosa, Milano, Feltrinelli, 1962, p. 55, citato in P. Pileri,
L’intelligenza del suolo…, cit., pp. 14-15.
9 M. Yourcenar, Memorie di Adriano, Torino, Einaudi, 1988, p. 113, citato ibid., p. 18.
10 Ibid.
11 Ibid., p. 43
12 Ibid., p. 55.
13 Ibid., p. 57.
14 S. Settis, Paesaggio Costituzione Cemento, Torino, Einaudi, 2010, p. 3, citato ibid., p.
76
15 P. Pileri, L’intelligenza del suolo…, cit., p. 110.
16 Ibid., p. 114.
17 Ibid., p. 129.
18 Ibid., p. 134.
19 P. Rabhi in C. Benedetto, L. Cilento, La terra non è mai sporca, Torino, Add Editore,
2018, p. 20, citato ibid.
20 Ibid., p. 137.