E la storia di Alika Ogorchukwu ci riguarda
Il 10 agosto del 2020 l’antropologa Annamaria Rivera è stata invitata a Ravenna da FMP per presentare il suo testo Razzismo. Gli atti, le parole, la propaganda. A seguito delle prolungate cupe vicende dei naufragi e delle morti nel Mediterraneo affrontate di volta in volta con umanità e visioni politiche davvero carenti, sentimmo il bisogno di porre in evidenza le tematiche che Rivera trattava nel suo testo soprattutto per il taglio specifico che ha dato: la volontà di mostrare, attraverso dati e racconti dettagliati e circonstanziati, la lunga durata del razzismo in Italia che smentiscono la retorica della “prima volta”, cioè la tendenza a considerare ogni volta come fatti inediti le aggressioni, gli omicidi, le stragi di stampo razzista, dato che prevale nella coscienza collettiva di questo paese, tra i media e anche tra le istituzioni, perlopiù la tendenza a rimuoverne i precedenti, la catena di antefatti, la propaganda e le politiche che li hanno favoriti.
La nostra Associazione, che si pone da anni sul territorio sia locale che nazionale come motore di riflessione culturale, intende, anche nel tragico caso della uccisione di Alika Ogorchukwu , mostrare la validità e l’efficacia del libro di Annamaria Rivera, importante strumento di analisi anche per la politica: a distanza di due anni la società italiana risulta scossa da un ennesimo crimine che presenta tutte le caratteristiche già analizzate e risvolti ancora più sorprendenti.
Il fatto che decine di persone abbiano assistito alla scena dell’omicidio di Alika Ogorchukwu in una strada di Civitanova Marche questo 29 luglio 2022, in pieno giorno, immobili senza sentirsi parte in causa, senza un minimo tentativo di interruzione del massacro, si inserisce nella sequenza di antefatti e cause come un orrore in crescendo e segno definitivo di un razzismo strutturale che sentiamo il dovere di combattere.
Sabato 18 giugno 2022 al Fem Garden di Ravenna a cura della Casa delle Donne abbiamo assistito con rinnovato interesse a un altro importante seminario ravennate sul tema del genere, razza e (de)colonialità: “La linea del colore” (rivedilo qui). Era presente insieme alle relatrici Ndack Mbaye e Angelica Pesarini, l’attivista femminista e antirazzista, Marie Moïse, autrice dell’articolo a cui FMP intende qui dare larga divulgazione pubblicandolo sul proprio sito.
Marïe è stata ospite della nostra associazione anche il 20 e 21 maggio scorso, in occasione del seminario Pensare la cura. Terra. Vita. Politica (rivedilo qui). Tutte dimensioni da intrecciare, come Marie sempre sottolinea. Le parole da lei dedicate, con Wissal Houbabi, all’assassinio di Alika e al contesto in cui è avvenuto, confermano quanto sia importante, come è il caso di Marïe, essere studiose e con coerenza attiviste politiche. Studio, indignazione, mobilitazione.
Questo omicidio è un incubo che diviene realtà perché non è episodico ma si inserisce in un sistema organico che tende a discriminare gli altri, è un assassinio prodotto dalla società in cui è avvenuto, dal vuoto che vi si registra intorno, che non è solo quello colpevole degli astanti che non sono intervenuti. La responsabilità è anche delle istituzioni, dei comitati e delle associazioni di cittadini quando – quasi sempre – non contrastano, con la politica e la cultura, questo stato di cose. A questo vuoto di politica noi di FMP ci opponiamo continuando a fare quello che facciamo da anni: contrastando l’impoverimento dell’analisi e del linguaggio, la montagna di pessime retoriche su cui si sedimenta, riproduce e legittima il razzismo e anche il sessismo quali oggi si manifestano in Italia, con ostilità verso tutti i non nativi, i diversi, gli Altri.
Condividiamo la proposta di Marie Moïse e Wissal Houbabi. Il giorno del saluto a Alika dovrebbe vedere la partecipazione di ogni città. Vediamo che sono in atto tentativi volti a sminuire la gravità del delitto e del contesto. Dissentiamo. Ci sono atti non compiuti e parole non dette, a Civitanova. Ma è l’intero nostro paese che dovrebbe agire, dire e prendere impegni per un diverso futuro.
Paola Patuelli e Cinzia Spaolonzi