Venerdì 3 settembre 2021 in Piazza del Popolo a Ravenna si è svolta una manifestazione organizzata da Casa delle Donne, Donne in Nero Ravenna, Udi Ravenna, Linea Rosa, Amnesty Ravenna e Emergency Ravenna, a cui ha aderito prontamente anche Femminile Maschile Plurale.
Titolo della manifastazione: “Con le donne e la resistenza afghane”, di seguito il video di tutti gli interventi.
Il nostro intervento è stato curato da Ivan Morini e lo riportiamo qui sotto per intero:
Sono Ivan Morini, socio fondatore e vicepresidente dell’Associazione Femminile Maschile Plurale di Ravenna, che da 13 anni opera per diffondere la cultura della parità di genere, contro la discriminazione e la violenza delle donne, attraverso progetti per le scuole, convegni, pubblicazioni e tanto altro (vedi sito).
Condividiamo e aderiamo all’appello scritto dalle donne della Casa delle Donne e firmato da altre Associazioni di Ravenna (Linea Rosa, Donne in Nero, Udi Ravenna, Fidapa, Life onlus, Amnesty International).
Il mio breve intervento non intende ripetere parole già espresse con più autorevolezza da storici, studiosi della realtà afghana e da politici (?, sinceramente mi è difficile precisare a quali politici far riferimento). Porto un paio di testimonianze, non solo personali.
Appena 4 mesi fa (8 maggio), la mia associazione FMP insieme a LIFE (Marisa Iannucci) e al Comune di Ravenna (Assessorato alle politiche e cultura di genere) hanno promosso un convegno sul Patriarcato en revanche in Turchia e non solo, a seguito dell’uscita della Turchia dalla Convenzione di Istanbul per lotta alla violenza contro le donne e la violenza domestica.
Oggi veniamo richiamati a denunciare con angoscia quanto sta accadendo in Afghanistan e su quanto incideranno le politiche dei talebani sulla condizione femminile. E’ inutile credere alle loro promesse di riconoscere i diritti alle donne afghane per quel che riguarda la scuola, il lavoro e la partecipazione alla vita politica e sociale. Già oggi si leggono testimonianze di negazione di tali promesse.
Allora è inutile perdersi in analisi complesse, paragoni di carattere etico-politico-religioso per comprendere un fenomeno che ha le sue radici in un male antico che attraversa da secoli le società, provocando vittime e discriminazioni.
Questo male antico è l’idea che le donne non possano o non debbano avere una propria autonomia e autodeterminazione in relazione al proprio corpo e alle loro vite.
Questo si manifesta ogni volta che c’è l’occasione per ribadire anche tragicamente il potere patriarcale degli uomini.
Questo male è comune, certamente vi sono realtà diverse dove la cultura e le religioni hanno un peso rilevante nel governo delle società (una parentesi: le religioni diventano pericolose quando vengono lette e interpretate producendo radicalismo ed estremismo, e strumentalizzate per altri fini).
In Italia non ne siamo completamente immuni, anche se è ricorrente la convinzione che noi siamo occidentali (?), più evoluti, distanti da certe realtà: atteggiamento di chi non vuol vedere i rischi che possiamo correre: basta riflettere su quanto corrispondono alla realtà i principi di uguaglianza dettati dalla Costituzione (lavoro); sugli attacchi della destra e del populismo ai diritti conquistati per la famiglia e l’aborto; sulla scarsa difesa delle istituzioni nella difesa delle donne vittime di violenza e femminicidio (ultimo caso riguarda Vanessa di Aci Trezza, uccisa dal compagno rilasciato in libertà nonostante le precise denunce all’autorità giudiziaria, e le assurde giustificazioni del GIP di Catania: ”in fondo Vanessa non aveva tenuto un comportamento “univoco” nel corso delle denunce… quindi corresponsabilità della donna come ai tempi dei jeans troppo stretti!?
Ultima considerazione: mi chiedo perché debbano scendere in piazza solo le donne. Ci sono io, probabilmente perché aderisco ad all’associazione femminile maschile plurale, ma sono pochi gli uomini che prendono con responsabilità un posto in queste manifestazioni. Gli uomini hanno parola al pari delle donne e debbono sapere che il male che genera queste tragedie è originato da secoli di potere e cultura patriarcale. E’ necessaria una presa di posizione più concreta e responsabile da parte nostra (il femminismo ci deve insegnare qualcosa e le donne afghane ci insegneranno molto). Il problema riguarda ogni genere, e se si tratta di portare avanti una battaglia, sappiamo che l’unione può fare la forza. Grazie.